di P.M.M.
Leggiamo con poco piacere la notizia dell’assegnazione a Pordenone del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2027, non perché si abbia qualcosa di personale contro Pordenone, ci mancherebbe altro, ma perché avendo scelto di vivere in Liguria, terra che amiamo, avremmo vissuto diversamente l’assegnazione del titolo a Savona o La Spezia che sono comunque arrivate tra le prime dieci.
Non vincere è perdere. Poi che in una sconfitta ci sia la causa della vittoria, o che nella vittoria si celi l’insidia della sconfitta, sarebbe terreno di educazione per certi ministri per i quali tutto è un trionfo e anche, ci permettiamo, per certa comunicazione politica secondo la quale le sconfitte non esistono e tutto è un trionfo. Prendiamo ad esempio, valutando come assolute la buona fede e la buonissima volontà dell’Assessora alla Cultura che svolge il suo ruolo istituzionale anche nell’incoraggiamento, l’articolo che pubblichiamo al link precedente, dove a fronte della partecipazione alla selezione delle dieci finaliste, La Spezia e Savona vengono elevate al sommo grado di “orgoglio ligure” per avere partecipato. Diceva un campione olimpico che chi arriva secondo perde come chi arriva terzo perché a vincere è uno solo e uno solo avrà i benefici del vincitore.
Certamente la messa in opera di un progetto che coinvolga un’intera città, in questo caso due, nemmeno troppo distanti, e operanti nella stessa Regione, è simbolo di una vitalità della società ligure e di una capacità della classe dirigente di mettere a terra risorse e tecnicità che guardano alla società, alla cultura e alle sue dinamiche e necessità. Da questo al miracolismo istituzionale e alla celebrazione di un orgoglio del quale si farebbe volentieri a meno il passo è breve. Anche se la politica sarebbe servizio e non orgoglio.
E sarebbe ancor meno propaganda. Persino di questi tempi.
(12 marzo 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata