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“Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare”. Questo era Gino Strada

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di Fabio Certosino, #emergency

La sconcertante notizia della morte di Gino Strada ha colto tutti di sorpresa, come un’improvvisa fiammata fulminea nella notte. E una fiamma pareva davvero che portasse Strada, quella dell’umanità autentica che illumina la sua parte più sofferente e bisognosa di aiuto per scaldarla con il calore della speranza. A noi infatti piace immaginarlo tedoforo lungo la via infinita della storia dell’uomo percorsa da quelle rare anime che si sono passate il testimone scomodo, ma insieme necessario, di un vita al servizio degli ultimi. Ci chiediamo adesso chi e quando raccoglierà e mostrerà di aver colto quell’eredità di forza e passione.

Devono poi toccarci in modo particolare le parole di Moni Ovadia indirizzate a ricordarci innanzitutto l’orizzonte di giustizia, verso cui ha sempre veleggiato tutta la vita di Gino Strada e quindi Emergency, da lui fondata nel 1994 dopo una lunga esperienza nella Croce Rossa. Ma del discorso di Ovadia vogliamo soprattutto cogliere l’invito a fare di tutta l’esperienza di Gino contro la guerra il fondamento dell’orgoglio nazionale. E qui lo scrittore prosegue raccomandando di evitare ogni vuota retorica melensa, che il governo dovrebbe sostituire con la realizzazione dei progetti umanitari dell’amico, se davvero volesse essergli grato.

Infatti, puntuale e inopportuna è arrivata la retorica ufficiale, non tanto il ricordo superpartes del presidente Mattarella, quanto il pianto di coccodrillo del migliore dei migliori, Mario Draghi. Eh sì, perché l’approvazione della missione libica e il rifinanziamento dei centri-lager di accoglienza sulle sponde del Mediterraneo, votata agli inizi di agosto, pare proprio un far marameo alle esternazioni di Strada contro gli accordi con la Libia sin dal 2017.

Per non parlare poi del sempre presente Salvini, incarnazione ridanciana dei migliori detti popolari, tant’è che per l’occasione lo ribattezziamo “petrusino in ogni minestra”. Il leghista è per l’appunto subito spuntato a definire Gino Strada “un uomo di valori, anche se di diverse idee politiche”. Certo, essere contro la guerra e salvare vite umane senza distinzione può essere un’idea di mondo che non piace a qualcuno, ma quando questo qualcuno sfoggia il simbolo francescano come un surfista la camicia hawaiana, allora sbatte contro la monolitica coerenza di uno come il fondatore di Emergency. Un esempio concreto? Salvini e Meloni si sono sperticati a più riprese nel dire che bisognava portare aiuto ai migranti nei loro paesi d’origine, ebbene, nessuno lo ha mai fatto meglio di Gino Strada. Risultato? Per Salvini, Emergency avrebbe lucrato sugli sbarchi, per la Giorgia nazionale – e per il Facente Funzioni Spirlì – invece, la proposta di affidare la sanità calabrese a chi ha costruito e gestito ospedali in tutto il mondo sarebbe stata una scelta politica da scartare. Inoltre, se al primo possiamo quindi dare la palma del detto “un bel tacer non fu mai scritto”, potremmo complimentarci con la seconda per non aver fatto dichiarazioni. Potremmo. Ci hanno pensato per lei, a quanto pare, due personaggi della medesima area politica, certi Fiorito (Rovereto) e Tisci (Basilicata) con commenti da galera, per cui non ci resta che appoggiare Vauro e dire che preferiamo essere buonisti del…

 

(14 agosto 2021)

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