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A Genova “I Presepi dei Cappuccini” visti dal nostro critico Emilio Campanella

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di Gaiaitalia.com #Genova twitter@gaiaitaliacomlo #Cultura

 

 

Ogni anno il Museo dei Beni Culturali Cappuccini del Convento di Santa Caterina da Genova (a Genova), celebra il Natale e la sua secolare tradizione presepiale, con una mostra che ogni volta ha un punto di vista differente, spaziando nell’amplissima messe di materiali preziosi a disposizione, siano essi antichi o moderni, popolari o nobili, e talvolta principeschi, ma sempre restando nel tema della Natività, naturalmente, e nell’ambito ligure. Quest’anno l’esposizione, che si potrà visitare sino all’otto febbraio 2018, s’intitola: I Presepi dei Cappuccini della Liguria, storia delle tradizioni del presepe. Sono, ovviamente, previste aperture straordinarie per le festività, visite guidate, conferenze e manifestazioni di vario tipo.

Sono capitato casualmente ad una conferenza intorno a Tessuti e monili preziosi nel presepe genovese, tenuta da Davide Odone, artista della filigrana di Campoligure e da Elisa Levrero, restauratrice di tessuti. L’esposizione si snoda nei begli spazi conventuali, per sale, corridoi e scaloni fra opere pittoriche antiche di gran pregio, di artisti locali e no: Giovanni Battista Gaulli (Il Baciccio), Bernardo e Valerio Castello, Giovanni Battista Carlone, Domenico Fiasella, Pellegro Piola, Andrea De Ferrari, Tintoretto, Jacopo Bassano, Denis Calvaert, fra gli altri. Nelle vetrine figurine di varie epoche e dimensioni, dai “macachi” del savonese, piccoli, coloratissimi personaggi popolareschi, cugini primi dei “santons” francesi della zona delle Alpes Maritimes, al di là della frontiera, che in tempi non lontanissimi era ancora Liguria: basta fare un giro nel bellissimo centro storico di Nizza, la vieux Nice, per avere l’impressione di trovarsi nel centro storico genovese. Sono esposte molte figure restaurate settecentesche sicuramente di scuola di Anton Maria Maragliano, e qualcuna, molto probabilmente, uscita dalla sua straordinaria bottega. Ci sono scene ricostruite: un mercato, persone che si aggirano in esterni urbani antichi, gruppi orientali al seguito dei Magi. Qui si trovano stoffe preziosissime, del cui restauro ha merito questa iniziativa. Si tratta molto spesso di sontuosi lacerti provenienti da corredi od abiti da sposa di nobildonne che li avevano donati alla Chiesa. Laboriosissime suore li smontavano per cucire paramenti sacri ricchissimi, con fili d’oro e d’argento; poi, col tempo, anche i broccati più belli si sciupano, ed allora i frammenti più intatti venivano adattati per le statue dei presepi. Alcuni di questi personaggi hanno corone, diademi, le dame hanno collane, orecchini, sui cuscini di tessuti preziosi sono posati scrigni… tutti questi oggetti sono creati in filigrana con la particolarità di questa tecnica, di poter costruire monili anche molto piccoli e raffinatissimi.

Uno straordinario presepe meccanico dell’artigiano di Carmagnola, Franco Curti, realizzato negli anni trenta del novecento, con cui si conclude la mostra, ricrea: Betania, Gerusalemme, Betlemme, ed in altre vetrine le profezie di Isaia, Michea, Malachia, e La ricerca dell’alloggio. Quest’ultimo grande diorama (40 mq!) mi ha riportato all’infanzia, quando, il pomeriggio del 25, dopo l’abbondantissimo pranzo, si andava a vedere il magico presepe meccanico del Convento dei Cappuccini di S.Barnaba…una personale ricerca del tempo perduto in tempo d’Avvento…tempo Perduto o Ritrovato? Non so ancora…comunque, a tutti, auguri di stagione.





(20 dicembre 2017)

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