È stato detto che la bellezza salverà il mondo ma oggi dovremmo soprattutto sentirci impegnati a salvare la bellezza del mondo nella consapevolezza che non si tratta di un bene di lusso ma di prima necessità che abbiamo la responsabilità di difendere e custodire. Molte sono le questioni su cui riflettere. Come si configura il mito del bello nei social network? Quali le nuove estetiche del corpo? Nell’immaginario collettivo assistiamo ad una crescente spettacolarizzazione della bellezza tra natura e artificio. Egualmente dovremmo chiederci cosa significa concretamente lavorare per un mondo bello, a partire dall’art.9 della nostra Costituzione che ha introdotto tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e, per la prima volta, degli animali, lasciando al legislatore il compito di definire le forme e le modalità di protezione. Uno dei dibattiti più importanti di questo momento storico è il ruolo delle città per scoprire il senso di un nuovo vivere e per ripensare, nel rispetto del patrimonio della bellezza e dell’eredità storica e artistica che i nostri predecessori ci hanno lasciato, il turismo, il commercio, il decoro urbano, il trasporto, il tempo libero, lo sport: tutto ciò, insomma, che la città può offrire a chi la abita e a chi la visita. Da qui la necessità che, in vista di un futuro sostenibile, oltre alla transizione ecologica, si realizzi una transizione del pensiero. Per questo la bioetica è chiamata in causa.
Nella sezione “Prendersi cura della bellezza, le Associazioni si raccontano” nella prima giornata sarà presentato il progetto. “Cura delle relazioni per la prevenzioni del disagio: innovazioni organizzative nell’assistenza sociosanitaria” approvato dal S. E. il Cardinale Matteo Zuppi, promosso dall’Odv Sokos e dal Centro medico legale di Inps di Bologna.
Il titolo del progetto già contiene in sé la riscoperta dell’armonia delle relazioni tra l’individui e tra il singolo ed il collettivo. Un’armonia che richiama l’estetica, intrecciata con un’etica orientata alla continua ricerca del significato della vita.
È noto il motto di Castiglione: “ars est celare artem”, cioè l’abilità sta nel nascondere la propria abilità. Non parla solo di un benevolo inganno, ma indica che la vera competenza è quella irriflessiva, istintiva, incarnata, implicita. Ed è con questo intendimento che il progetto intende valorizzare il contributo di tutti verso l’etica e la ricerca del valore nelle relazioni con l’altro.
Il titolo del progetto che presento già contiene in sé la riscoperta dell’armonia delle relazioni tra l’individui e tra il singolo ed il collettivo. Un’armonia che richiama l’estetica, intrecciata con un’etica orientata alla determinazione del significato della vita. Un significato che diventa a sua volta la motivazione di rimanere in salute per continuare a riscoprire il senso della ricerca di quell’armonia, cioè di quella bellezza, parte della vita. Una bellezza che sta nel mondo, che gli umani provano a riprodurre e che, comunque, non riuscendoci mai fino in fondo, fa però emergere la consapevolezza della distanza dell’esperienza dall’ideale: etico ed estetico.
La bellezza è una qualità che può essere vista attraverso l’arte, le opere ed i loro significati e che in qualche modo si distacca e si eleva rispetto al desiderio, che è un movimento direzionale o se ricambiato bidirezionale, per diventare un movimento circolare in cui i protagonisti condividono quello struggimento di emozione e di amore per il mondo, attraverso la relazione con l’altro.
Solamente nel momento in cui, attraverso la relazione, si riscopre un’emozione verso il significato dell’esperienza che questa rileva, si riscopre anche l’inscindibilità dell’etica rispetto al valore di quello che l’esperienza concreta produce.
Appuntamento il 24 e 25 agosto.
(9 agosto 2023)
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