di Redazione Liguria
“Dalle sorti dell’entroterra dipende il futuro di tutta la Liguria. Puntavamo a estendere i finanziamenti anche alle nuove attività nei comuni fino a 5 mila abitanti, a chi le apre in un immobile di proprietà e a garantire una quota per i giovani, ma purtroppo le nostre proposte sono state respinte dalla maggioranza”
Jan Casella, consigliere regionale di AVS e vicepresidente della Terza commissione consiliare, commenta così l’approvazione della legge regionale sull’entroterra.
“Ci siamo astenuti perché le nostre richieste di modifica, tese a migliorarlo, sono state respinte. Auspichiamo che, in futuro, siano accolte le nostre proposte di miglioramento e che il provvedimento sia esteso anche alle frazioni dei comuni maggiori, che spesso sono paragonabili a piccoli paesi. Il commercio gioca un ruolo fondamentale nella vita nei piccoli centri e va aldilà del semplice aspetto economico. Bar, negozi e ristoranti, nelle piccole comunità, sono presidio di socialità per le persone sole e per le categorie fragili. Forniscono assistenza per le incombenze quotidiane, punti di ritrovo, aiuto in caso di emergenza. Sono un elemento di sicurezza e garantiscono una sorveglianza costante in zone difficili da monitorare per le forze dell’ordine, perché distanti dai centri principali. E proprio questo servizio, pubblico a tutti gli effetti, è un valido antidoto al dramma dello spopolamento”, dichiara il consigliere regionale di AVS.
“La tutela dell’entroterra e dei piccoli comuni è cruciale sotto molti aspetti. Partiamo dal discorso idrogeologico. L’abbandono del territorio provoca frane, la scarsa manutenzione dei versanti aumenta i detriti trascinati a valle in caso di forti piogge. Tutto questo si traduce in alluvioni, sempre più devastanti, che colpiscono tutti, indistintamente. C’è poi un discorso di uguaglianza sociale: chi vive in un piccolo paese deve vedere garantiti gli stessi diritti di chi vive in città”, prosegue Jan Casella.
E conclude: “Anche l’aspetto culturale è rilevante. I piccoli paesi conservano la tradizione e la memoria. Che si tratti di cucina, di dialetto, di storia locale, di artigianato, di agricoltura, il nostro entroterra è una sorta di museo a cielo aperto, che andrebbe fatto visitare agli studenti, per capire come era la vita dei propri antenati, fino a pochi decenni fa. Non perché si vuole tornare a quel mondo, ma perché capire da dove si arriva aiuta a capire meglio dove si vuole andare”.
(22 aprile 2024)
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