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Genova, sequestri dei conti della Lega, si riparte da zero

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di G.G., #Genova

 

 

Il Carroccio non dorme sonni tranquilli. E Salvini prosegue gridando. Non se lo aspettavano, forse, ma il colpo di scena è arrivato. Nella battaglia fra Procura di Genova e Lega Nord, tutto ri-inizia da capo.

Il quotidiano La Repubblica, nella sua edizione genovese, scrive infatti che la magistratura inquirente adesso ha pieno diritto di chiedere di andare avanti con il sequestro dai conti del partito di Matteo Salvini, ma dovrà essere riformulata la richiesta se i giudici vorranno andare oltre i più di 2 milioni di euro sequestrati finora e che rappresentano solo una minima parte dei quasi 49 usati per spese personali della famiglia Bossi, riciclati o usati per l’acquisto di diamanti in Tanzania, secondo la sentenza di primo grado emessa contro Bossi e Belsito dal tribunale di Genova.

Il tribunale del Riesame ha così deciso che si rimincia da capo. Perché? Scrive ancora La Repubblica.

… il ricorso della Procura contro lo stop al sequestro è inammissibile. Non per questioni di merito, ma perché la stessa ordinanza che aveva stabilito di fermare il prelievo dei conti della Lega “avrebbe dovuto essere emessa dal competente collegio che aveva emesso il decreto di sequestro preventivo, mentre è stata emessa da un giudice monocratico”. Ovvero: se un collegio ha deciso di sequestrare 48 milioni, sempre lo stesso collegio deve stabilire se possono bastarne solo i 2 effettivamente trovati sui conti. E non deve essere, come è avvenuto, il solo presidente del collegio. Per questo il ricorso che poi ha presentato la Procura è inammissibile, perché è contro un atto dichiarato nullo. A questo punto logica vorrebbe che si possa proseguire con il sequestro, seguendo la prima decisione del tribunale, l’unica ritenuta legittima. Ma qui entra in gioco un altro aspetto che complica non poco il quadro. Perché il Riesame scrive pure “salva la facoltà dei pm di chiedere nuovamente al collegio competente quale organo dell’esecuzione del sequestro” di continuare a prelevare soldi dai conti della Lega. Una precisazione controversa perché, se la decisione di fermarsi a 2 milioni è stata definita nulla, a rigor di logica il proseguimento dei sequestri dovrebbe avvenire in automatico, come era stabilito dopo la sentenza di condanna in primo grado per Bossi e Belsito. Invece, serve un altro passaggio. Insomma la questione è ingarbugliata anche per gli stessi addetti ai lavori. Ma cosa succede adesso? Il procuratore capo Cozzi, il procuratore aggiunto Miniati e il pm Calleri hanno già iniziato a ragionare sul da farsi. Al di là dei punti più controversi, il Riesame ha indicato una strada da seguire. Ma, come ha detto lo steso Cozzi, «rimette “il pallino” al punto di prima. Sulla questione centrale – che è la più controversa – quella della sequestrabilità delle somme anche oltre il rinvenuto, non ha deciso e non ha ritenuto di poter decidere».

 

La Lega scopre così di avere fatto male i conti per la seconda volta pensando di avere già chiusa la faccenda, perché la lotta con i tribunali e nei tribunali sembra essere solo all’inizio e la soluzione lontana. Toccherà continuare ad ascoltare le grida di Matteo Salvini e dei suoi colonnelli.





(19 ottobre 2017)

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