di E.T. #Lopinione twitter@genovanewsgaia #Tunisia
Nel gennaio del 2020 il generale Pappalardo, prima di decidere di diventare il capopopolo dell’ennesima masnada di imbufaliti che necessitano di un capopopolo, aveva annunciato di essersi trasferito in Tunisia, che avrebbe ivi stabilito la sua residenza dal 1° marzo ed invitava a trasferirsi in quel luogo per alcuni motivi che elenchiamo di seguito:
In Italia non si vive più, qui si prende lo stipendio lordo, si sta bene, le ragazze sono aperte. Invito a venire, a trasferirsi i pensionati che prendono 500 euro. Che state a fare in Italia”…
la dichiarazione come da articolo del Corriere dell’Umbria del 22 gennaio 2020. E non è male per uno che si scanna per cambiare l’Italia.
Conosco molto bene la Tunisia, c’ho passato molto tempo, ne ho studiato la lingua alla Bourghiba School, ho vissuto in Tunisia da tunisino in mezzo ai tunisini, parlando da tunisino e mangiando da tunisino in linea con la cultura del paese e francamente ho seri motivi per poter dire che l’affermazione “le ragazze sono aperte” nel senso sottinteso nella frase dell’ex generale Pappalardo sarebbe più che offensiva per tutte le donne tunisine e anche per le loro famiglie. So, lo so per conoscenza diretta di quella cultura e di quel paese che amo come se fosse il mio, quale potrebbe essere la reazione della famiglia di una ragazza offesa nei confronti di chi la offende. Soprattutto in quel senso. Devo questa precisazione ai numerosi amici tunisini, alle loro madri, mogli e sorelle.
Devo questa precisazione anche alla poco rispettosa dichiarazione dell’ex generale Pappalardo che l’ha rilasciata via Facebook dopo avere preso lo 0,13% (587 voti) alle ultime regionali umbre.
L’uomo, prima di scoprirsi virologo ha giocherellato su più fronti: quello politico, quello dei forconi, quello della protesta dei Tir, quello sindacale, quello del sottosegretario nel governo tecnico di Carlo Azeglio Ciampi – durò due settimane; ma c’è una cosa che dura nel tempo e che lo vede protagonista.
E’ il suo incontro con gli alieni che avvenne agli inizi degli anni 2000, secondo i suoi racconti, e dal quale evidentemente non è più tornato a casa.
L’alieno che ha avuto la fortuna di incontrarlo, chissà da dove gli veniva quel desiderio incontenibile, proveniva dal pianeta Ummo ed avrebbe consegnato un manoscritto – scritto in ummese, penserete voi, invece no. Era scritto in francese e spagnolo – con istruzioni per salvare l’umanità e l’ordine di pubblicare quelle istruzioni a dieci anni esatti di distanza da quell’incontro.
Parlammo di quel fantastico incontro nel nostro articolo del 2018 “… O della fantastica storia del partito politico di ispirazione aliena“, che vi invitiamo a rileggere, se lo avete fatto, o a scoprire se non lo avete mai letto. Qui sotto, per il vostro piacere, uno stralcio dell’entusiasmante dichiarazione pappalardiana del tempo.
Era il sei febbraio del 2000, ho una villetta fra Roma e L’Aquila dove trascorrevo e tutt’ora trascorro i miei weekend. Quella sera mia moglie ed io dopo mangiato ci siamo inerpicati per il sentiero che porta verso il paesello di Civitella. La strada era totalmente al buio, il sentiero era illuminato solo dalle stelle, quando improvvisamente a cento metri di distanza si è profilata la di un uomo alto circa due metri. Mia moglie ha avuto paura e mi ha invitato a tornare indietro. Ho detto a lei “non è il caso, andiamo avanti sono un Carabiniere e sono capace di affrontare pericoli di ogni genere”» (…) «Così quest’uomo si è avvicinato, aveva un lungo impermeabile grigio addosso, uno sciarpone e un capello in testa. Quando ha visto mia moglie si è tolto il cappello e l’ha salutata molto galantemente. Questo mi ha in qualche modo rassicurato. Poi si è rivolto a me e ha detto “io sono un alieno e vengo da un altro pianeta”. Il fatto mi ha suscitato del sorriso perché da Carabiniere ho interrogato persone che hanno incontrato alieni ma non mi era mai capitato un fatto del genere». (…) «Ha tirato fuori da un tascone di questo suo impermeabile un brogliaccio, un manoscritto e me l’ha consegnato. E mi ha detto: “qui c’è scritta una storia fantastica, la prego di pubblicarla”» (…) «Ma perché si è rivolto proprio a me (…) È vero che scrivo romanzi, saggi eccetera ma non sono conosciuto. “Lo consegno a lei perché lei è un uomo libero e sono certo che anche dopo aver letto quello che c’è scritto lei lo pubblicherà. La prego di farlo entro dieci anni”».
Dato che Murakami gli fa una pippa al Pappalardo, ci fu naturalmente chi gli credette, perché in un paese di creduloni l’unica cosa alla quale non si crede è la verità; così tra un forconismo, un camionismo, un complottismo, un negazionismo del Covid-19 siamo arrivati all’oggi dove l’ora leader [sic] dei Gilet Arancioni si è proposto come virologo negazionista e mal gliene incolse, perché stavolta la faccenda è seria.
La domanda, mentre vi rimandiamo a questo articolo di Vittorio Lussana che approfondisce la questione dei complottismi catto-fascisti, molto interessante, è che cosa abbiano nella testa questi Italiani che tutto ciò che cercano è qualcuno che le spari grosse e possibilmente non vere, improbabili, insincere ed impossibili. La domanda sarebbe pleonastica se poi questi non andassero a votare. Ma ci vanno. E si vede come votano.
(5 giugno 2020)
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