Silvia Salis, Sindaca di Genova, insieme a Stefano Lo Russo sindaco di Torino e alla vice di Bologna Emily Clancy, fa un punto un po’ polemico – giustamente polemico, diciamo noi – sulla nuova finanziaria i cui buchi e inutilità sono stati nascosti dalla presidente Meloni sotto varie accuse a Elly Schlein e a un delirante endorsement pro-Trump dissertando di cultura woke come se la conoscesse.
“Il ruolo del sindaco – Silvia Salis è ripresa da La Stampa – è spesso di grande solitudine, perché dobbiamo gestire questioni che non dipendono da noi, dalla sicurezza ai rifiuti. Belle le scuole con il Pnrr, ma servono i soldi per mantenerle. E i fondi ai minori non accompagnati? Aspettiamo ancora quelli del 2023-24. In qualche modo si cerca di comunicare una nostra incapacità su temi che da noi non dipendono: non possiamo stare a questo gioco, il governo si prenda le sue responsabilità”.
Perché se cercava qualcuna che non gliele manda a dire senza scadere mai nella polemica da mercato di borgata, Meloni l’ha trovata.
Fa eco a Silvia Salis la vicesindaca di Bologna Clancy che rende noto come “Per i tagli al trasporto pubblico abbiamo dovuto aumentare il costo dei biglietti singoli, facendo infuriare i cittadini. Io purtroppo non riesco a non vederci una scelta politica: quasi tutte le città metropolitane sono governate dal centrosinistra“. Più misurato Lo Russo, anche vicepresidente dell’Anci: “Questa finanziaria è miope, di basso profilo. Speravamo di esserci lasciati alle spalle i tagli agli enti locali”.
E’ la solita vecchia storia: le destre tagliano le risorse agli enti locali per poter far breccia nel malcontento e vincere le elezioni sperando che la gente creda a ciò che candidati sempre di basso livello raccontano per screditare chi ha governato bene.
Poi Silvia Salis veste i panni del politico di razza (che è già), alla testa di una coalizione amplissima, parla chiaro anche ai suoi omologhi bolognese e torinese: “Io non penso che l’unità sia un tema di credibilità o programma, ma di aritmetica. Diciamoci le cose con onestà: se fossimo tutti insieme a livello nazionale, non esisterebbe il governo Meloni (….) Per vincere serve la testarda unitarietà”. E poi l’affondo definitivo: “Basta con la corsa alla differenziazione, a chi è più a sinistra o radicale. Preferiamo gestire le nostre divergenze all’opposizione o al governo? Il centrodestra non ne fa mai una questione di principio. Vero, il nostro elettorato è più esigente, ma quando si governa ci si scontra con la realtà: non deve prevalere la voglia di mantenere il proprio orticello, ma gestire le differenze per vincere”.
Ottima Silvia Salis che le canta chiare anche in videoconferenza. Nel mentre a Stefano Lo Russo toccava inaugurare la nuova avventura politica nota come Casa Riformista anche a Torino.

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(20 ottobre 2025)
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