“La precisazione del Presidente Paroli è tecnicamente articolata, ma politicamente elusiva. Chiamarla ‘tassa’, ‘tariffa’ o ‘diritto d’uso’ cambia poco nella sostanza: si tratta comunque di un prelievo a carico degli operatori portuali, destinato a finanziare un sistema informatico”, dichiara il consigliere regionale PD Simone D’Angelo in replica a Paroli.
“C’è un elemento che nella ricostruzione fornita – prosegue D’Angelo – viene accuratamente rimosso: quelle risorse finiranno a Liguria Digitale, società in house della Regione Liguria guidata da Marco Bucci. Non a un soggetto terzo, non a un ente europeo, ma a una struttura direttamente riconducibile alla governance regionale. Colpisce poi l’amnesia selettiva che accompagna questa spiegazione. Quando si parlava di un contributo dai croceristi per finanziare servizi pubblici, tutela ambientale e decoro della città, il problema non era la forma giuridica del prelievo ma l’allarme politico: navi in fuga, porto a rischio, economia sotto attacco. Oggi, invece, una misura che incide sugli operatori viene derubricata a mero fatto tecnico, neutro, quasi invisibile”.
“Nessuno mette in discussione la legittimità amministrativa del provvedimento. Ma non si può accettare che lo stesso strumento venga dipinto come catastrofico o innocuo a seconda di chi incassa e a cosa serve. Il punto resta politico, non semantico. Quando le risorse servono ai cittadini, scatta l’allarme. Quando servono a finanziare strutture di sistema, l’allarme sparisce. E questo doppio standard, più che una questione tecnica, è una scelta politica di cui qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità”, conclude D’Angelo.
(30 dicembre 2025)
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